L’arte di costruire Muretti a Secco


Antonio è maestro dei muretti a secco. È lui che ha restaurato gli esistenti e costruiti di nuovi. Per delimitare i recinti degli animali, le diverse colture agricole e i giardini, avendo cura di lasciare qualche tasca in terra al loro interno per gli immancabili capperi (Capparis spinosa).

Ecco come il paesaggista Filippo Piva racconta dell’arte del costruire i muri a secco:
Fermarsi a guardare un maestro di questa arte mentre lavora, fa erroneamente pensare che sia un lavoro umile e semplice, per la facilità con cui individua la pietra giusta tra le tante e per come la fa rigirare nelle sue mani fino a trovarne il giusto verso e farla combaciare perfettamente con le altre già sistemate.
Il muro a secco, dove ogni singola pietra ha un motivo per essere in quel preciso punto, rappresenta in qualche maniera il paradigma del paesaggio Salentino che, per la sua asprezza e durezza, non permette che nulla sia lasciato al caso, ma necessita gesti ponderati e pieni di secolare saggezza.
Un territorio, come quello Salentino - completamente segnato da infiniti reticoli di muri in pietra a secco che disegnano tutta la campagna, delineando i confini tra gli oliveti, seguendo le strade, superando le “serre”, separando le zone a macchia mediterranea da quelle coltivate - racconta di un’agricoltura complessa, della fatica dell’uomo per rendere fertile la terra, di mani esperte che hanno raccolto, scelto e posizionato queste pietre nel modo giusto per reggere nel tempo.



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